sabato 24 aprile 2010

Codardia trasparente bianco pallido.


“ Sei troppo silenziosa Martina”. “ Perché non parla mai sua figlia?”. “ Svegliati, cosa ne pensi, sai parlare?”. “Ho notato che non parli molto”. Hai paura di parlare eh?”.
Si.
Il silenzio non paga ma..mi appaga.
Mi aggiro per i corridoi dell’università. Mani in tasca. Le scarpe non devono strisciare troppo. La gente se ne accorge di chi trascina i piedi.. ma non presta attenzione a ciò che vuole rimanere coperto dal rumore ruvido del cuoio che arrendevole, si lacera ai sentieri sghembi della vita.
In fondo.. il rumore vero ce l’abbiamo dentro.
Mi porto appresso le scarpe, i piedi, il rumore, disegnando un ritmo moderato, quasi assente, sul pavimento. Cammino velocemente ma sto ben attenta a poggiare con precisione prima il tallone e poi di conseguenza la punta che esulta al contatto con il suolo, ridandomi lo slancio per il passo successivo. C’è così tanto rumore in questi corridoi, camuffato.
Io me ne sto’ in silenzio. Quasi perennemente. Ad ascoltare.
Tonfi sordi. Ticchettii sfuggenti. Boati. Pause distese. Pause frammentarie. Arpeggi trascinati, dentro di noi.
Il silenzio l’ho sempre immaginato bianco, della stessa consistenza del cartongesso. Protezione a basso costo, grezza sicurezza silente, cotone idrofilo insonorizzante. Ho il cuore colmo di questo mare di latte.
Non mi sento mai al sicuro..con gli altri. E allora mi rimbocco le orecchie, le palpebre, con il silenzio. Mi riprendo in mano. E mi sento protetta. Ri-assaporo il mio muto respiro. Lo tengo un po’ con me. Osservo il petto e l’addome sollevarsi danzanti. Ed è tutto così familiare e mio che mi commuovo.
Cosa rimane di me alla fine ? nel turbinio di voci, tra lo sfrecciare sconsiderato delle parole, il vociare dei gesti cristallizzati e le urla degli occhi. Mi rimane un silenzio d’ovatta centellinato e preziosissimo. Qualcosa di ancora ingenuo, trasparente bianco pallido. Mio.
E’ facile perdersi, fra il rumore degli altri... che a volte.. bisogna ritornare a se stessi.
Sono 19 anni che ritorno alle mie pareti insonorizzate di carne a rimangiarmi le mie stesse grida, a sfamarmi con soliloqui patetici; che ormai di silenzio son diventata sorda. Paura degli altri. Codardia muta.
La paura di perdersi negli altri l’hai mai provata? Io ci penso tutti i giorni.
Ma il silenzio questo no non paga mai, ma … mi appaga…con codarda vendetta.

1 commento:

  1. Non so come descrivere questo post se non con l'aggettivo bello.
    Io e la scrittura in questo momento siamo in un periodo di litigio, io non la voglio e lei non mi vuole. Devo dire però che a volte mi manca, mi manca quella sensazione, quel bisogno impellente che mi diceva scrivi, scrivi, fermati e scrivi.
    Mi hai fatto venire voglia di ricominciare. Non smettere mai di scrivere, hai un dono.

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